Google è una realtà in continua trasformazione e i servizi che offre sono sempre più complessi, articolati e studiati attentamente per ogni tipo di target. Google cambia, dunque. Ma in che modo? Uno degli aspetti di questa costante metamorfosi riguarda gli algoritmi. Cominciamo allora a capire cosa sono e quali sono stati i loro update precedenti.
Gli algoritmi di Google
Quando si parla di un motore di ricerca della portata di Google, collezionare dati utili è fondamentale per garantire elevati standard qualitativi. Proprio a questo servono gli algoritmi di Google: tramite la raccolta e l’analisi dei dati, il motore di ricerca è in grado di fornire agli utenti i migliori risultati possibili in risposta a una query.
Nei suoi primi anni di vita, Google non ha ritenuto necessario aggiornare troppo spesso i suoi algoritmi; in tempi più recenti, invece, gli update vengono effettuati ogni anno e spesso sono così tanti da perderne il conto. Alcuni update degli algoritmi di Google, tuttavia, sono considerati miliari, perché coincidono con momenti importanti della storia del motore di ricerca.
Gli aggiornamenti dell'algoritmo da ricordare
Il primo, grande e sconvolgente aggiornamento da ricordare è sicuramente il Florida Update, lanciato nel novembre del 2003, con il quale Google ha rivoluzionato per sempre la SEO, sottolineando che la manipolazione dei risultati di ricerca è contraria alla politica del motore.
Un’altra data che non si dimentica nella storia degli algoritmi di Google è il 2011, anno in cui viene effettuato uno degli update più importanti: Google Panda. Questo aggiornamento riguarda direttamente la qualità dei contenuti, sfavorendo quelli duplicati, plagiati o di scarsa qualità, con una sovrabbondanza di keyword (fenomeno del keyword stuffing). Secondo questo aggiornamento, quindi, i contenuti dovrebbero essere esaustivi, originali e aggiornati: qualsiasi deroga viene vista come una riduzione del valore aggiunto offerto all’utente.
Se l’intento di Google Panda era di ripulire il web da contenuti di scarsa qualità, l’obiettivo di Google Penguin, lanciato nell’aprile 2012, consiste invece nello scovare e penalizzare i link di bassa qualità. Introdotto inizialmente come controllo random da utilizzare di tanto in tanto, è diventato parte integrante dell’algoritmo, rendendo il suo compito organico e costante, non più saltuario.
Un altro importante update è Google Hummingbird, pensato per permettere una migliore interpretazione delle query, anche quelle più complesse – come quelle conversazionali, “come e dove posso ottenere lo SPID”. Da un punto di vista operativo, Google non tollera ripetizioni eccessive, ma gradisce molto i sinonimi, i termini correlati e tutte le forme verbali che amplino il contesto semantico di una parola. Questo perché durante le sue visite sulle nostre pagine Google autoapprende: evolve da software in grado di analizzare termini a intelligenza in grado di analizzare concetti e interpretare domande, assecondando il cosiddetto web 3.0 o web semantico, capace, cioè, di mettere in relazione contenuti (apparentemente) diversi.
Ma affrontiamo ora il capitolo dei cosiddetti Broad Core Update, che riguardano l’aggiornamento dell’algoritmo principale di Google. Il più recente di questi update è stato a Dicembre 2020. Scopriamo di più.
December 2020 Core Update: cos’è cambiato con l’ultimo aggiornamento di Google
Il nuovo aggiornamento è stato lanciato ufficialmente via Twitter lo scorso 3 Dicembre. Terzo dell’anno, dopo quello di Gennaio e Maggio, si è fatto attendere più del solito: si ipotizza che la lunga distanza è probabilmente dovuta agli sconvolgimenti causati in tutto il mondo dalla pandemia di Covid-19 e, proprio per questo, gli effetti di quest’ultimo update potrebbero essere più incisivi rispetto ai precedenti.
Ormai pienamente operativo, questo aggiornamento, come tutti i Core Update, mira a offrire agli utenti contenuti sempre più autorevoli, pertinenti e rilevanti. E, esattamente come tutti gli altri Core Update, può causare più o meno gravi oscillazioni nella SERP.
Cosa si può fare, quindi, se ci si accorge di essere stati colpiti? È Google stesso a fornire alcuni suggerimenti utili, tra cui quello di non fare nulla. Sì, proprio così, perché delle volte non c’è proprio niente da correggere, se non concentrarsi sulla qualità dei contenuti da offrire agli utenti.
Per questo, vi rimandiamo alle linee guida di Google: What webmasters should know about Google’s core updates